Capita a volte di avere, del tutto inaspettatamente visti i moderni ritmi di vita, 15/20 minuti in cui ti ritrovi a non essere impegnato. E’ stato in uno di questi frangenti che, complice un sole pomeridiano che prometteva, senza mantenere, una giornata che anticipa la primavera, non ho potuto resistere al richiamo del Cuaba Divinos che proveniva dal mio humidor.
Confesso subito che provavo molta curiosità verso questo piccolo sigaro, vitola Perfecto (Petit Bouquet), lunghezza 101 mm e cepo 43. Sarà stato per la forma a goccia inusuale, o forse perché mi era stato descritto con pareri contrastanti che andavano da “E’ ottimo” a “Tira male”, passando per “E’ un sigaro difficile”. Pertanto mi fiondo all’aperto e procedo alle operazioni di accensione sotto un cielo reso cristallino dal vento di tramontana, ma che di certo non rendeva il tutto più agevole.
E alla prima tirata si sprigiona un’epifania di cuoio e pelle così marcata e potente che, al confronto, la bottega di un mastro conciatore rinascimentale potrebbe sembrare un laboratorio specializzato in tarocchi del sud-est asiatico. Questi sentori mi hanno accompagnato per tutta la durata della fumata, solo nella parte finale si sono aggiunti vaghi sentori speziati,ma da un sigaro queste dimensioni non è che ci possa aspettare chissà quale evoluzione. In quanto alle altre caratteristiche organolettiche ammetto che non mi avevano colpito in maniera tale da lasciarmi un forte ricordo, ma probabilmente, sono state sopraffatte a posteriori dalla potenza del gusto.
In conclusione il Cuaba divinos è un sigaro di taglia minuta, dal gusto deciso e persistente; e che ricorda, in un ardito paragone, un cane di piccola taglia che abbaia a tutto e a tutti. La cui fumata mi ha dato quello che si cerca in un buon sigaro, e il cui sapore ha continuato ad accompagnarmi, in maniera molto piacevole, per il resto della giornata. Per me consigliatissimo.